La noia è uno stato mentale sospeso tra due momenti. Tra ciò che viene prima e ciò che viene dopo. Non punta all’espressione, bensì alla relazione e alla meditazione.
Da una parte ci siamo noi, con tutti i nostri movimenti interiori, dall’altra c’è tutto quello che definiamo ‘mondo’. Quando osserviamo il mondo esterno e interno come uno spettacolo, un puro intrattenimento, non abbiamo nessun problema. Viviamo la condizione meditativa di osservatori.
Il nostro problema si manifesta quando instauriamo rapporti complessi e duraturi con ciò che ci circonda. Quando, con la memoria, le emozioni ed i desideri trasportiamo ciò che è esterno all’interno e viceversa, e fissiamo lo sguardo. Non ci annoiamo, anzi, ne siamo sedotti, incalzati, irretiti: la realtà che osserviamo però è incollata, ‘finita’.
La noia interviene in nostro aiuto quando, accompagnata da pigrizia e ansia, ci insegna a scegliere, nell’oceano degli oggetti e dei fenomeni, quelli che davvero possiedono un significato per noi. E non importa che questo significato per gli altri sia assurdo.
La noia accompagna i nostri spostamenti, i nostri viaggi, le nostre attese, i nostri incontri.
Ma se non ci annoiassimo, cosa mai avrebbe il tempo di diventare davvero importante per noi? Senza la lentezza e la mancanza di distrazioni, come potremmo sviluppare la sensibilità e l’intensità dell’attenzione?
La noia è matrice di una attività fantastica che quando viene vissuta consapevolmente, sollecita l’immaginazione, i ricordi e nutre i processi creativi.
Rendiamo dunque merito ai momenti di noia e agli sbadigli, che ci aiutano a scegliere ciò che è veramente utile per noi. |