Certezza, credenza e dubbio, corrono la stessa corsa ad ostacoli e si incrociano sugli stessi temi: conoscenza, verità, realtà, realizzazione, cambiamento. Ovvero, ci informano in quale paradigma vivere.
La certezza delle proprie convinzioni, ad esempio, corre sul filo della prevedibilità, delle verità oggettive e delle verifiche scientifiche. Ci invita ad individuare uno scopo, dei metodi di azione e a fare delle costanti verifiche.
La credenza, invece, nasce come affermazione di una verità interiore che cerca la propria realizzazione quotidiana, attraverso un processo di conoscenza, di esperienza e di fede. E’ perlopiù inconscia e agisce in automatico.
Il dubbio, dal canto suo e nel migliore dei casi, è razionale, interroga le false certezze e quindi la realtà di ogni nostra azione, attraverso la consapevolezza e la conoscenza di sé. E’ un freno all’azione, ma anche un depuratore.
Molto spesso, leggiamo che per cambiare basta modificare le credenze, modificare il focus attentivo e pensare in positivo.
I tre protagonisti del nostro discorso iniziale (certezza, credenza e dubbio) ci suggeriscono tre approcci integrati.
La certezza ci informa che siamo inseriti in un potente movimento percettivo, emotivo e cognitivo e determina come viviamo e come ci lanciamo nella vita. Qualsiasi cosa noi facciamo o non facciamo, da un comportamento esteriore ai più sottili movimenti interiori, consta di informazioni corporee e sensoriali che, decodificate (in sensazioni, immagini, suoni, odori, sapori), ci informano del progetto artistico che noi siamo. Naturalmente, siamo condizionati dalle nostre esperienze, dal nostro vissuto e dalle nostre conoscenze e credenze.
Le credenze, in definitiva, sono i pulsanti di comando del nostro agire. E proprio perché agiamo in conseguenza delle nostre credenze, possiamo modificare una convinzione limitante (‘non riesco … ho uno predisposizione fisica che mi limita … sono sfortunato … non me ne va bene una!’) in potenziante (ci riesco … posso farlo … il mio corpo funziona al meglio … so gestire il mio tempo …’!).
Possiamo modificare costruttivamente il pensiero e influenzare il tono delle nostre emozioni, Possiamo immaginare, con il sorriso, la realtà cui aspiriamo idealmente. Possiamo anticipare alcuni nostri sogni per cercare di viverli nella realtà.
Tutto questo va bene. Ma la terza fase, quella del dubbio, a cosa ci serve? E’ importante?
Il dubbio è il pulsante della consapevolezza. Può accadere qualcosa che desideriamo, come no. L’importante è che in quel processo si realizzi la strada che ci siamo prefissi o l’accettazione di ciò che accade. |